L’appendicite è una malattia infiammatoria a carico di un piccolo organo che rappresenta un pezzo dell’intestino crasso, che per la sua forma sottile e allungata viene chiamato appunto appendice vermiforme.
Nell’articolo di oggi vi parlerò dell’appendicite, dei sintomi e di come procedere con le cure di questa diffusissima patologia, non sempre banale.
Che cos’è l’appendice e perché si infiamma?
L’appendice vermiforme è una piccola e sottile formazione, cava all’interno e attaccata al nostro intestino crasso. La sua funzione non è proprio conosciuta. Ma, essendo costituita da tessuto linfonodale, nei primi anni di vita fa parte del sistema immunitario anche se successivamente perde questa funzione.
L’infiammazione dell’appendice può essere provocata da tutto ciò che irrita e/o ostruisce la sua cavità interna.
Il sintomo più comune e riconoscibile è un forte dolore all’addome, a livello della regione addominale bassa a destro, ipocondrio destro. Questo sintomo è accompagnato spesso da nausea, inappetenza e febbre.
Spesso si ha la tendenza a sottovalutare questi segnali, e questo è estremamente pericoloso. L‘appendicite rappresenta infatti un’emergenza medica. Il trattamento richiede la rimozione chirurgica dell’organo con un’intervento d’urgenza per evitare le sue gravi complicanze.
Come si cura l’appendicite
Una volta che espressa le diagnosi le possibilità di regressione con terapia antibiotica sono scarse. L’unica possibilità è quindi procedere con l’asportazione chirurgica dell’appendice infiammata.
L’intervento, detto appendicectomia, viene condotto in anestesia generale, e può essere eseguito per via laparoscopica, per assicurare un più rapido recupero dall’operazione.
Si possono però verificare casi di rottura dell’appendice per l’eccessiva infiammazione. In queste condizioni si può verificare una complicanza gravissima ovvero la cosiddetta peritonite.
Peritonite
La peritonite è una condizione di infezione generale di tutto l’addome e di tutti gli organi in esso contenuti. Rappresenta quindi una condizione potenzialmente mortale. Ecco l’importanza di fare una rapida diagnosi e un trattamento altrettanto rapido ed efficace d’urgenza.
Quando si verificano queste condizioni spesso si lascia un piccolo drenaggio nella cavità addominale per consentire al pus o agli altri fluidi di essere eliminati all’esterno. Dopo l’intervento è previsto un periodo di digiuno dalle 24 alle 72 ore. In questo arco di tempo viene somministrata una terapia con antibiotici, sali minerali, glucosio e altri nutrienti. Infine, dopo qualche giorno dall’operazione, il paziente può essere dimesso. Per un recupero completo, però, possono essere necessarie anche 2 o 3 settimane.
Nel periodo di recupero il paziente dovrà seguire attentamente tutte le indicazioni prescritte dal medico, su dieta e stile di vita.